Dardanelli – Mar di Marmara

20/07

Usciamo in mare e passiamo accanto ad un relitto spiaggiato davanti alla baia di Sigri. Ci convinciamo che oggi è meno mosso di ieri, procediamo per un po’ con randa ridotta e motore, ma spanciamo troppo e così issiamo la trinchetta e iniziamo a bordeggiare. E’ dura ma la barca di bolina è veramente fantastica e nonostante la corrente contraria, qui piuttosto forte, alle 21 siamo all’imboccatura dei Dardanelli.

Nel Medioevo le navi delle repubbliche marinare italiane, pur pretendendo il diritto di libera navigazione attraverso lo stretto, spesso si contesero l’egemonia della zona: per lunghi anni si scontrarono pisani e veneziani, poi pisani e genovesi e infine genovesi e veneziani. Con la presa di Costantinopoli da parte delle truppe della IV Crociata comandate dal doge Enrico Dandolo Venezia si assicurò per diversi decenni il predominio di porti strategici come Gallipoli, Adrianopoli e i porti della Tracia sul Mar di Marmara. La riconquista di Costantinopoli da parte della dinastia dei Paleologi nel 1261 rimise in una posizione di favore i Genovesi che avevano aiutato Michele VIII Paleologo con navi e truppe, ma i veneziani erano sempre presenti nel negoziare le migliori condizioni per i loro commerci. Con la caduta di Costantinopoli in mano agli Ottomani (1453) e la fine dell’ Impero Romano d’Oriente i mutati equilibri politici non bloccarono l’intensa attività dei commerci verso Istanbul o gli scali del Mar Nero. Durante la guerra di Candia (1645-69), approvando una “scrittura” di Tomaso Morosini, il senato mandava la marina della Repubblica ad incrociare attorno l’imboccatura dei Dardanelli per impedire l’uscita della flotta turca e ostacolare i rifornimenti delle truppe assedianti l’isola. Per 22 anni le navi a vele battenti il leone marciano incrociarono fuori dai Dadaneli: La strategia era astuta ma non impedì la caduta di Creta in mano turca dopo 500 anni di presenza veneziana, cosa che ha cambiato radicalmente la storia del Mediterraneo e dell’Europa. Verso Oriente, anche noi ripercorriamo una di queste antiche rotte con corrente contraria fino a 4 nodi e un traffico di navi commerciali impressionante; proviamo ad immaginare come poteva presentarsi questa lingua di mare, ancor oggi snodo commerciale tra oriente e occidente, ai tempi della Serenissima Repubblica.

Il motore spinge la barca a 6 nodi: sottraendo i 4 nodi di corrente resta pochetto, ci mettiamo tutta la notte per fare meno di 30 miglia.

 
  
  
 

21/07 MAR DI MARMARA

Usciti dallo stretto all’alba siamo nel mare di Marmara, la corrente cala ma aumenta il vento contrario nord est da 20 nodi con raffichette… bordi fino ad Istanbul, tutto il giorno e tutta la notte, una mano di terzaroli e trinchetta, poi due mani, sventa, sbatti, procediamo verso Est in direzione delle isole e poi, con un bordo ci portiamo a ridosso della costa nord del mare di Marmara per trovare meno onda.
Al tramonto il vento gira verso nord e procediamo di bolina stretta in rotta, filiamo a 8 nodi. Siamo tutti stanchi, il pilota automatico comincia a dare in numeri, siamo giù di batteria.
Si accende il motore, dopo dieci minuti stop: siamo troppo sbandati, il gasolio è tutto nel serbatoio di dritta (sottovento) ma il motore pesca solo da quello di sinistra. Siamo costretti a virare per inclinare la barca dall’altro lato per far travasare il carburante. L’operazione riesce, si spurga l’aria dal circuito del gasolio e riavviano, mancano 30 miglia. Decidiamo di procedere piano piano a motore per arrivare all’alba.